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Ferragni, Musk e l’ex Ilva moribonda

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La settimana di Natale ci ha regalato notizie interne non molto stimolanti. C’è la finanziaria in dirittura d’arrivo, ma su binari già noti da alcune settimane. C’è stata Atreju, la festa dei giovani di Fratelli d’Italia, che ha scatenato qualche polemica, che al di là delle conseguenti chiacchiere merita un paio di commenti veloci. La polemica apparentemente più inutile riguarda l’attacco lanciato dal presidente Meloni agli influencer, in particolare al duo Ferragni-Fedez. La presidente Meloni è lontana da una politica democristiana che avrebbe assorbito il duo con un contratto RAI al fine di omologarli o lentamente cancellarli dallo schermo e preferisce agire in maniera più palese anche innescando a volte delle polemiche. Una politica più chiara, forse un po’ ruvida, ma di conseguenza più vicina ai cittadini. Questa polemica apparentemente priva di importanza, ha un suo retrogusto politico: è il tentativo a muso duro della politica di tornare al centro dell’attenzione; e considerato il livello di molti influencer, molti cittadini, anche stanchi della politica, non potranno che essere d’accordo. In tutta sincerità se il dibattito politico e culturale lo dovessimo lasciare in mano a certi influencer si ridurrebbe a un infimo livello. Per quanto la politica può non offrire fulgidi esempi, non si può evidenziare che è comunque superiore a certi influencer da milioni di follower. Ben venga una presa di posizione dura da parte della politica.

Un invitato ad Atreju è stato Elon Musk, personaggio eclettico, sopra le righe, ma certamente interessante e difficilmente inquadrabile. Quando si limitava a costruire auto elettriche era il campione della sinistra, ma da quando ha deciso di parlare liberamente è diventato al contrario bersaglio della sinistra. Per alcuni versi piace a destra perché dice di fare figli e pensa che il cambiamento climatico non sia un problema imminente e dall’altro è a favore della legalizzazione delle droghe leggere ed ha avuto un bambino con la maternità surrogata. In breve, è uno che dice ciò che pensa e se ne frega delle etichette. Una riflessione su Elon Musk è quanto mai attuale: ma nel mondo di oggi bisogna essere l’uomo più ricco del mondo per poter parlare liberamente? L’imprenditore di origini sudafricane si è dovuto comprare Twitter per 44 miliardi di dollari per poter dire quello che pensa senza conseguenze, come invece è successo a Trump a cui era stato chiuso proprio l’account Twitter.

Un’altra notizia che merita in maniera decisa più attenzione è la situazione dell’ex Ilva, la ex più grande acciaieria d’Europa che mette bene in luce come possa essere deleterio l’intervento dello stato e in particolare della magistratura. L’acciaieria in mano ai privati funzionava, erano necessari interventi in materia ambientale, ma adesso con l’impianto a rischio chiusura quegli interventi si faranno? Non era meglio lasciarla lavorare e fare gli interventi di risanamento ambientale? Tra l’altro solo pensare di chiudere l’acciaieria e bonificare l’area è pura follia con costi elevatissimi. La soluzione più semplice è continuare a lavorare e contemporaneamente intervenire con sistemi per limitare e ridurre gli impatti ambientali. Adesso la società che gestisce l’impianto è in crisi di liquidità e nei prossimi giorni ne sarà deciso il suo destino con una probabile nazionalizzazione con una spesa per lo stato che si aggirerà intorno al miliardo di euro.

di Vito Foschi

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